

“Sono tornato alla foresta” avevo dimenticato di avere radici.
Camminavo su pavimenti lisci, cercando risposte nei pensieri. Poi un giorno tolsi le scarpe. E la terra cominciò a parlarmi. Ogni passo, un battito. Ogni albero, un fratello più anziano.
Cominciai a seguire i sentieri che non portano da nessuna parte, quelli che esistono solo quando li percorri. E in mezzo alle felci, tra i silenzi spezzati dai richiami degli uccelli, mi ricordai di me.
La magia evolutiva, per me, fu questo:
una lezione di dimenticanza.
Dimenticare chi credevo di essere.
Dimenticare i nomi delle cose, le regole, gli scopi.
In quella nudità, accadde: un cane mi guardò negli occhi. E in quello sguardo, c’era tutta la mia storia. E anche il suo superamento.
Non avevo più bisogno di sapere.
E proprio per questo, sapevo.


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