Mentre il mondo si spegne, Gesù tarda ad arrivare
Edy Generoso Fummo
4/4/2025



Mentre il mondo si spegne, Gesù tarda ad arrivare
Eccoci qui, spettatori distratti di un finale già scritto. Il mondo si avvia rapidamente verso il suo epilogo, eppure il tanto atteso ritorno di Gesù si fa aspettare. Come la primavera, del resto. Gli Annunaki non si vedono all'orizzonte, e mentre qualche voce isolata prova a ridisegnare il mito delle piramidi, la nostra storia si dissolve, avvolta da un fumo denso di illusioni e credenze millenarie. Abbiamo passato secoli a incollarci addosso leggende, dogmi, speranze di vita eterna, appigliandoci a ogni briciolo di fantasia pur di sfuggire all'unica verità insopportabile: il vuoto e la paura insopprimibile che ci portiamo dentro.
Abbiamo sostituito la consapevolezza con le fandonie, la realtà con le favole, l'analisi lucida con la fede cieca. E così, eccoci qui, uniti nella nostra fragilità, nella nostra disperata ricerca di significato, nelle preghiere che ripetiamo a memoria come formule magiche, illudendoci che bastino a risparmiarci il crollo imminente. Ma il mondo che ci circonda non ha più punti cardinali, se non quelli di una bussola impazzita, dove il nord e il sud si confondono, dove l’est e l’ovest sono solo concetti relativi, mentre tutto gira vorticosamente verso il disastro.
Un’umanità che non vuole vedere
Eppure basterebbe guardare. Basterebbe fermarsi un istante e osservare la realtà per quella che è. Un mondo folle, in cui ogni parvenza di razionalità è stata sacrificata sull’altare della violenza, dell’avidità, della smania di potere. Un pianeta che si autodistrugge, mentre chi lo abita preferisce fingersi estraneo al suo destino, come se la catastrofe fosse un film al quale assistiamo, senza renderci conto di essere parte della sceneggiatura.
La Terza Guerra Mondiale non è più solo un'ipotesi lontana. Non è un’eventualità da temere o da scongiurare. È una concreta, tangibile possibilità. Eppure, come sonnambuli, continuiamo a vivere come se tutto ci fosse estraneo. Peggio ancora, non ci limitiamo a ignorare il baratro: lo incoraggiamo. Rilanciamo con decisioni folli, alimentiamo il fuoco con scelte prive di senso e di umanità, ci nutriamo di narrazioni belliche con un entusiasmo quasi perverso.
Rassegnazione o libertà?
Io mi sono già rassegnato. Non vedo luci oltre il buio, non intravedo redenzione in questa spirale di inconsapevolezza distruttiva. Non credo che ci sveglieremo in tempo, non credo che ci sia un’illuminazione collettiva pronta a salvarci all’ultimo istante. Ma se proprio non possiamo fermare questo treno lanciato verso il precipizio, almeno possiamo concederci il lusso di vivere davvero, finché ci è concesso.
Quindi, a chiunque voglia ascoltare, dico solo questo: godetevi ogni istante. Siate vivi, pienamente, intensamente. Amate senza riserve, ridete senza timore, lasciate che ogni giorno sia un’esperienza totale. Perché, forse, il domani che immaginiamo non esiste più. E allora non sprechiamo l’oggi.
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