Meditazione: Oltre la Pratica, Verso l’Essenza
Edy Generoso Fummo
2/1/2025


Meditazione: Oltre la Pratica, Verso l’Essenza
La meditazione è spesso intesa come una pratica, un esercizio da ripetere con costanza per ottenere determinati benefici: rilassamento, concentrazione, equilibrio interiore. Ma questa visione è limitante. La meditazione autentica non è un metodo, non è una tecnica da applicare. La meditazione non si pratica, la si vive.
Meditare: Non un Fare, ma un Essere
Quando trasformiamo la meditazione in un rituale con regole precise – posture, tempi, respiri controllati – rischiamo di renderla un processo artificiale, confinato alla dimensione mentale. E tutto ciò che è metodo è, in qualche modo, separato dalla spontaneità della vita.
La vera meditazione è un distacco dal pensiero, un’apertura alla profondità dell’essere. Non è un esercizio da compiere in un tempo e in un luogo stabiliti, ma una condizione che può accompagnarci in ogni momento. Camminare, respirare, ascoltare il silenzio: tutto può essere meditazione se vissuto con presenza e autenticità.
Meditazione e Anima: Un Ritorno all’Essenza
Se il pensiero è l’elemento che ci separa dalla nostra essenza più profonda, la meditazione è il ponte che ci riporta a essa. Non è un’attività della mente, ma un processo che la trascende. Non si tratta di svuotare la testa dai pensieri, ma di osservarli senza identificarsi con essi, riconoscendo che il nostro vero essere si trova oltre il flusso mentale.
Ecco perché le tecniche rigide, le posture forzate e la ricerca ossessiva della costanza possono addirittura allontanarci dalla meditazione autentica. Se meditiamo solo perché dobbiamo, perché è un’abitudine o un dovere, restiamo ancora nel dominio della mente, della disciplina, del controllo.
La meditazione non ha una forma predefinita. È un’esperienza interiore che si manifesta quando permettiamo al nostro essere di espandersi oltre i confini dell’ego e del pensiero razionale.
Meditazione e Morte: Accogliere l’Ignoto
C’è un aspetto ancora più profondo della meditazione: la sua relazione con la morte. Meditare significa imparare a morire, non nel senso fisico, ma nel senso del lasciar andare, dell’accettazione dell’ignoto. La nostra paura della morte è spesso una paura della perdita di controllo, dell’incertezza, del vuoto. Ma chi ha realmente sperimentato la meditazione sa che esiste una dimensione oltre il pensiero, oltre l’io.
Ed è in questa dimensione che possiamo trovare una forma di pace profonda, un’accettazione serena del fatto che non siamo solo il nostro corpo, la nostra mente o i nostri pensieri. La meditazione può rendere più naturale il passaggio verso l’ignoto, aiutandoci a comprendere che ciò che chiamiamo "morte" non è altro che un cambiamento di stato, un fluire nell’infinito.
Conclusione: Vivere Meditando
La meditazione non è un atto da compiere, ma una condizione da incarnare. Non richiede posture perfette né orari stabiliti. Non è un metodo per ottenere qualcosa, ma un lasciar andare, un arrendersi all’essere.
Quando smettiamo di "praticare" la meditazione e iniziamo a vivere meditando, ogni momento diventa un’occasione per connettersi con l’essenza profonda della vita. E in questo spazio di silenzio e presenza, possiamo trovare non solo la pace interiore, ma anche la comprensione più autentica di ciò che siamo.
Apri la finestra e lasciati ispirare.
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