Il declino della sostanza: il fantasma dell'umanità digitale

Edy Generoso Fummo

2/8/2025

Osservo il mondo e mi chiedo: ma ce l'ho solo io questa sensazione di decadimento generalizzato? Questo sentore di disfatta, questa corrosione lenta e inesorabile che tutto pervade, dalla politica ai valori fondamentali dell'umanità?

Sembra che l'uomo stia svanendo, smaterializzandosi sotto il peso della propria inconsistenza. Un tempo, la sostanza dell'essere era fatta di carne, di pensieri densi, di mani che si stringevano e sguardi che raccontavano storie. Oggi, invece, assistiamo alla nascita di una razza che muta giorno dopo giorno, avvicinandosi sempre più all'immagine di un fantasma incorporeo, un vampiro digitale, un'entità amorfa e priva di sostanza.

Viviamo immersi in un flusso continuo di informazioni, ma senza più il peso della conoscenza. La politica non è più un'arena di confronto tra idee, ma una rappresentazione fittizia, un teatrino di maschere intercambiabili. I valori umani sono stati sfilacciati, resi talmente fluidi da risultare indistinguibili l'uno dall'altro, al punto che l'indifferenza regna sovrana.

Le persone si dissolvono nella luce fredda degli schermi, si aggirano come ombre, interagiscono con la realtà attraverso filtri, emoticon e reazioni digitali. E mentre la vita si svuota della sua matericità, ci convinciamo che tutto questo sia progresso, che questa evanescenza sia il futuro. Ma se il futuro è fatto di anime senza corpo, di pensieri senza radici, di parole senza voce, allora ci stiamo davvero evolvendo? O stiamo semplicemente scomparendo?

Mi guardo attorno e vedo occhi spenti, distratti, assorbiti in mondi virtuali che non sono mondi. Parliamo di connessione, ma siamo sempre più disconnessi. Parliamo di libertà, ma siamo sempre più incatenati a un'esistenza che ci sfugge di mano.

Forse non sono solo io a sentire questo decadimento. Forse qualcuno, in silenzio, si accorge di quanto siamo diventati evanescenti, di quanto abbiamo perso per strada. E forse, un giorno, quando avremo dimenticato persino la nostalgia della nostra umanità, ci renderemo conto che ci siamo lasciati morire senza neppure accorgercene.

E allora, quale può essere la via d'uscita? Esiste una possibilità di riscatto? Forse è giunto il momento di recuperare la nostra essenza, di riscoprire la presenza reale, quella che non passa attraverso schermi o algoritmi. Forse dobbiamo reimparare a toccarci, a parlarci senza la mediazione di un dispositivo, a sentire il peso delle parole e delle emozioni.

Non è un'impresa facile, perché il mondo digitale ci ha avvolti in una rete quasi inestricabile. Ma ogni piccolo gesto di consapevolezza è un passo verso la riconquista della nostra sostanza. Riscoprire il valore dell'attesa, dell'approfondimento, della lentezza. Riconoscere il valore di un pensiero non immediato, di un rapporto costruito nel tempo, di una realtà che non sia solo una proiezione.

Forse, il vero progresso non è nell'immaterialità, ma nella capacità di restare umani.

Apri la finestra e lasciati ispirare.