

“Accadde senza clamore, come quando la nebbia si alza e non te ne accorgi”
Non fu un lampo, né un segno nel cielo. Fu più simile a una piega del respiro, a un silenzio che, di colpo, sembrava sapere tutto. Avevo passato anni a cercare risposte: nei libri, nei riti, nei luoghi sacri. Poi un giorno mi accorsi che la vera soglia non era fuori, ma dentro, dove nessuno guarda. Non dentro il cuore, no… più a fondo. Un punto muto, inaccessibile, che però respirava con me.
Cominciò così.
Con la resa. Non alla vita, ma a qualcosa di più grande che la contiene. Ogni volta che lasciavo andare una paura, nasceva uno spazio. E quello spazio cominciava a parlare. Non con parole. Con coincidenze. Con foglie che cadevano proprio quando pensavo una certa cosa. Con un animale che mi fissava come se sapesse. Con una musica che si accendeva mentre piangevo.
Allora capii: non stavo cambiando io.
Stavo svanendo io – e qualcosa di vero, che c’era da sempre, veniva alla luce. La magia evolutiva non ha pozioni, né formule. È un tornare ad appartenere.
A un'intelligenza che non ha nome, ma che ti muove le mani mentre curi una pianta, ti guida lo sguardo mentre scrivi, ti apre il petto mentre abbracci qualcuno senza sapere perché. Da quel giorno non cerco più. Non “creo” la mia realtà. Non “plasmo” nulla.
Mi rendo disponibile.
E in questo, accade la magia.


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